Napoli, uccisa da una statuina: la lanciò un tredicenne

Scritto da il 29 maggio 2025

A lanciare dal balcone di casa la statuetta che ha colpito alla testa e provocato la morte, dopo due giorni di agonia, la giovane Chiara Jaconis, turista trentenne di Padova in gita a Napoli insieme al fidanzato, sarebbe stato un bambino di 13 anni e, in quanto tale, non imputabile.

Mentre il fratellino più grande di un anno non ha avuto alcun ruolo nell’incidente.

Sono i risultati cui è giunta la procura dei minorenni di Napoli che, riferiscono oggi alcuni quotidiani, ha concluso le indagini sulla tragedia avvenuta il 15 settembre scorso ai Quartieri Spagnoli.
Chiara, che passeggiava col fidanzato per le viuzze del centro di Napoli, si accasciò a terra colpita da un oggetto. Si trattava del frammento di una statuetta – probabilmente un souvenir egiziano, in onice – che si era frantumata sbattendo su una ringhiera di ferro al secondo piano di uno stabile. Le indagini della polizia hanno consentito di ricostruire la traiettoria dell’oggetto ed hanno stabilito che era stato lanciato da un balcone al terzo e ultimo piano dell’edificio, dove vive il tredicenne con la sua famiglia. Una ricostruzione confermata anche dalle testimonianze raccolte, specie di alcuni vicini, secondo cui non era la prima volta che venivano lanciati oggetti da quel balcone.
Il presunto responsabile del gesto sarebbe dunque un bambino di 13 anni, con fragilità psicologiche, ma i suoi genitori hanno sempre escluso che quella statuetta fosse la loro. I coniugi sono a loro volta sotto inchiesta presso la procura ordinaria.
L’accusa è di omicidio colposo per omessa vigilanza: gli inquirenti devono infatti stabilire se abbiano adottato tutte le misure idonee per impedire il gesto del figlio.
egame con la città e con i napoletani.


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